Per progredire a volte è necessario abbandonare errate convinzioni.

Riflessione 1 “i limiti oggettivi delle regole”

Ogni legge o regola non puo’ mai essere giusta al 100% in ogni condizione realmente verificabile. E questo per il motivo che la realtà è un sistema complesso e nessuna regola, anche quando ben fatta (e non sempre lo sono) , può mai vedere una applicazione giusta in ogni caso possibile e immaginabile.

E’ esattamente per questo motivo, che per fortuna, abbiamo ancora una magistratura con uomini e donne a cui è demandata la responsabilità di applicare leggi e regolamenti. Altrimenti basterebbe un banale sistema informatico esperto che applichi alla lettera le leggi  con gran beneficio delle pubbliche casse.

Chiunque ha qualche rudimento di diritto sa che l’articolo 1 di ogni legge emessa, indica lo scopo ultimo che quella norma intende cogliere e a cui chiunque la applichi (magistrato, pubblico funzionario o comune cittadino) , deve attenersi nella sua applicazione.

In sostanza esistono casi in cui applicare alla lettera una norma, tradisce lo scopo stesso della norma. La discrezionalità di applicazione umana serve proprio a mitigare questo errore fondamentale di attribuzione che qualunque legge e regolamento in realtà ha.

Insomma ci deve sempre essere un essere umano che si prende la responsabilità di applicare una legge e mai questa può essere sempre e in ogni caso essere applicata alla lettera.

Prendiamo ad esempio qualcosa con cui tutti prima o poi, abbiamo a che fare ; il limite di velocità del codice della strada. Nella realtà esitono strade urbane a 4 o più corsie con caratteristiche tecniche simili a superstrade. Eppure anche su queste vengono talvolta imposti limiti di velocita molto bassi, ampiamente inferiori alle loro caratteristiche costruttive. Probabilmente perche vista l’alta affluenza nelle ore di punta si è probabilmente inteso abbassarlo. Resta però altrettanto vero che le stesse in altre condizioni  (di sera con traffico quasi nullo e con visibilità e aderenza del terreno ottimali)  sono in grado di sostenere in sicurezza equivalente, velocità molto superiori.

E’ un fatto scientifico che qualunque limite di velocità stradale per i suoi aspetti oggettivi se non legali, può essere sempre essere definito solo per valori medi, in quanto al variare di numerosi parametri può risultare insufficiente o al suo contrario eccessivo. In linea teorica dovremmo avere un limite di velocità che cambia continuamente e si adatta alle condizioni di aderenza, visibilità e di traffico di ogni strada in ogni momento, cosa che è in effettivamente sperimentazione in alcune autostrade americane, giapponesi  e svizzere che hanno cartelli con limiti a velocità variabile.

(vedi articolo di esempio https://www.cdt.ch/ticino/mendrisiotto/in-autostrada-i-limiti-di-velocita-diventano-variabili-GX1088495?_sid=r1jcnsSn )

A mio modesto avviso, su quel tratto di strada in quelle condizioni, 110 km/h e quivalgono ai 70 km/h nelle ore di punta, con pioggia o bassa visibilità, quindi nessun rischio accessorio si genera per nessun soggetto presente in quel preciso momento.

Riflessione 2 “ l’ importanza che chi lavora non si senta solo un numero”

Come ben sapete, Per contribuire a un effettivo progresso, non basta una motivazione economica ma anche il desiderio di contribuire a cambiare in meglio il mondo futuro.

Da questo punto di vista vorrei far notare come è pericoloso da un punto di vista strategico per qualunque azienda governo o organizzazione, automatizzare eccessivamente i meccanismi interni. Certo una spinta all’automazione, permette di gestire un ampio numero di dipendenti con relativamente poche ore impiegate dai meccanismi di gestione, ma dall’altra rende meno partecipi e più distaccati i singoli dipendenti, fino a generare meccanismi non proprio entusiasmanti, che possiamo osservare in altre aziende.

D’altro canto una eccessiva attenzione ai casi singoli dei dipendenti genera un numero spropositato di ore impiegate da chi gestisce tutto abbassando quindi la competitività di funzionamento dell’azienda.

Forse il giusto sta nella via di mezzo, che però è scarsamente seguita, liquidando con un’analisi eccessivamente veloce, un caso che lungi dai soli aspetti economici coinvolge anche la motivazione a lavorare al meglio possibile i dipendenti con tutta una serie di possibili concatenazioni.

Per ultimo vi invito a riflettere ulteriormente su quanto esista e sia importante, un meccanismo di bilanciamento psicologico tra le disponibilità date a vicenda che trascendono le mere regole contrattuali.

 Riuscire a mantenere questo equilibrio è difficile quanto fondamentale per creare uno staff motivato ed efficace che generi a sua volta per qualità del servizio, una eccellenza che i clienti ci riconoscono.

Ermannno Cavallini

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